What must we do to get attention?
vol 1
“What must we do to get attention?” vol 1
Un cd in regalo, cosi’ da promuovere le migliori espressioni del rock nostrano: quali sono le band contenute in questo Vol.1? Usiamo le stessa parole spese dai critici che hanno gia’ recensito questo cd…
Due parole sulla compilation
Il prodotto riesce ad essere omogeneo nella sua eterogeneità. Si sposano bene rock, blues, metal, ska, elettronica, pop, punk, trash…, questo perchè lo spirito che accomuna tutti i brani della compilation è quello delle indie, di un genere underground che nella sua diversità espressiva, mantiene un carattere riconoscibile.
Passando ai singoli ascolti
1 – Iskra – Divinità compressa
Sound ed energia “compressi” in 1 minuto e 57 secondi, una voce interessante che ricorda a tratti Pelù (del resto la band è fiorentina…). Il brano si chiude un po’ in fretta, non ha lo sfogo necessario.
2 – Tv Mars – Falso Miele
Da Siracusa la band capitanata da Luca di Franco, ci propone un’ottima song, emotivamente intensa, grazie alla melodia e alla voce sensuale di Lucy, il tutto supportato da una ritmica graffiante e trascinante. Forse il miglior pezzo della compilation.
3 – Rain – Odissey
Sano metal vecchio stile per i Rain. Buona la preparazione tecnica dei componenti e quella del cantante Alesssandro Tacconi. Particolarmente interessanti i cori che danno un tocco maestoso. Certi passaggi armonici e melodici mi ricordano gli Europe.
4 – Perikolo Generiko – Ti ricordo
Ballata intensa, melodia cullante accompagnata da cori molto “sentiti”, ma un po’ da rivedere per intonazione e “intreccio” di terze, quinte ecc. e chitarra acustica: una versione essenziale e “coraggiosa” per essere proposta come unico biglietto da visita della compilation (la band ha brani anche molto “sparati” stile hard rock). Carino il ritornello, “spezzato” da un accordo di passaggio che rovina un po’ la scorrevolezza della melodia.
5 – Feet – Stop
I 3 fiorentini (chitarra, voce, basso e tastiera-drum machine) offrono un pop fresco e gradevole, “infarcito” da una chitarra elettrica che conferisce al brano energia e sapore rockeggiante. Il pezzo ti cattura subito per l’energia e la voglia di muoverti che ti trasmette. “Stop and go”, la linea vocale più volte ripetuta, rimane in testa.
6 – Rimozione Koatta – Senza Tregua
Puro ska per i 7 piemontesi con un brano che oltre al “tessuto standard” del genere (batteria e basso “battenti”, chitarrina pulita ritmica, fiati…) propone un ‘interessante parte della strofa che vive della botta e risposta di una voce filtrata e coretti “oh oh oh” e . Il tema “vespe e lambrette tutte cromate” rispecchia le tematiche “urbane” tipiche dello ska.
7 – Chris Heaven – She’s called trouble
Ancora una band piemontese alla track 7, che presenta rock blues cantato in inglese. Molto interessanti le doti vocali di Chris Pace che oltre ad una buona preparazione tecnica, ha una timbrica accattivante, roca e penetrante. La band è tosta: la ritmica precisa, la chitarra fa interventi pertinenti, mai invadenti, l’organo supporta bene il tutto.
8 – Nezal – Sogni deserti
“Power rock tutto italiano” dicono di loro, “poprock italiano esportabile” dico io (ma il confine è sottile). I Nezal sono bravini, mi ricordano a tratti gli Stadio, per la voce e le chitarre, che a loro volta ripercorrono sonorità tipiche degli U2. I riferimenti sono doverosi, ma i Nezal hanno comunque una loro personalità, che va solo perfezionata e meglio evidenziata. Buono il testo.
9 – Arx – I wish you
Gli Arx, piemontesi, hanno un bel brano in inglese, ottimamente interpretato dalla voce suadente di Alessia Ceglia, arrangiato in modo professionale, ben mixato (che botta il rullante!), con sonorità oniriche e “pol(m)pa” rock. In brano è anche orecchiabile. Gli ingredienti per una song da hit parade non mancano, ma si sa, siamo in Italia…
10 – The Groovers – Do you remember the working class?
La band di Michele Anelli (Bruce Springsteen nel cuore) è di un’altra categoria. Si sentono l’esperienza compositiva, le capacità tecniche, i suoni, l’ispirazione. Un grande artista che con un po’ più di grinta e carattere, avrebbe potuto avere maggiore successo. Non che non ne abbia avuto e non ne avrà. Intendo dire un enorme successo.
11 – Miir – Message of love
Sonorità pop contaminate da country, rock e blues. Senza sbavature ed eccessi, ritmati ma con compostezza, i Miir li ascolti volentieri e non è poco: il brano scorre leggero, piacevolmente, ti trasporta in terre lontane, aiutandoti ad evadere, facendo apparentemente da sottofondo, ma in realtà vero protagonista del tuo sogno. Un’iniezione di positività trasmessa con garbo, che bellezza!
12 – Fuori controllo – Aggro on the street
Dopo la scarica “tranquilla” di energia dei Miir, una dose di agitata “negatività” dei Fuori controllo. Ba(n)d punk, cantato in italiano. Testo di protesta: “non c’è speranza”, “palazzi tutti uguali”, “disokkupati”, “la rabbia dentro”. Va bene fare punk, essere “contro” e parlare di valori sacrosanti legati alla società, ma non è sempre necessario farlo da “arrabbiati” per trasmettere dei messaggi: se le cose sono forzate, vedi la voce e vedi i testi, si finisce per non essere comunicativi. La band ha delle potenzialità tecniche.
13 – Epidemia – Morto o ancora vivo
Da Cremona una band che mi sembra sappia interpretare in modo intelligente la propria vocazione punk/ska: il sound è diretto, aggressivo, ma mai eccessivo, il testo è cantato con anima, “non serve esser sempre i migliori” mi piace come idea, la voce riesce ad esprimere bene i contenuti, è comunicativa. Mi scuso per il sottinteso paragone con il gruppo precedente, che capisco non essere molto simpatico ed elegante, ma i 2 brani sono uno dopo l’altro, viene da se…
14 – Catar’n’rosis – La stessa I
3 ragazzi di Latina ci trasportano oltreoceano: mi vengono in mente gli USA con i suoi surfisti, gli amori al college, le macchine sportive sfreccianti con i capelli dei passeggeri al vento. Inevitabile il paragone con gli Offspring. Essenziali, voce/chitarra, basso e batteria, sanno trasmetterti la voglia di viaggiare, vitalità, voglia di prendere e andare al mare e di avere qualche bella avventura.
15 – Merendine Atomiche – Mental agony
Doppia cassa bene in evidenza, voce tipicamente metal anni ’80 per le Merendine Atomiche, band trash del padovano. Il pezzo “Mental agony” è gradevole per carica energetica, cambi ritmici e suoni ben congeniati e una nota di merito la spendo anche per le doti tecniche dei musicisti, davvero impeccabili.
16 – SKW – Spare man
Ancora metal alla traccia 16 della compilation, questa volta il filone è più vicino al nu metal. Il gruppo milanese si distingue soprattutto per i suoni, stupendo quello della chitarra elettrica solista. Anche per gli SKW posso parlare di grandi capacità tecniche dei musicisti e della voce (in questo le band metal si distinguono sempre). Mi aspettavo però maggiore originalità: una band con queste potenzialità, che esprime singolarmente grande personalità, dovrebbe riuscire ad essere più “riconoscibile” anche a livello generale, come progetto.
17 – Transgeder – Circus
Si parte con l’affascinante voce di Paola Valandro. Si prosegue con una song che è una riuscita miscela di stili (dire crossover è un po’ semplicistico, si rischia di dire tutto e niente…): si va dal gusto etnico, alle sonorità anni ’20, alle ritmiche dance, al popolare, al rock (e anche così ho detto tutto e niente…). “Circus” è un titolo adatto che ben racchiude la sperimentazione che propongono i Transgender, mischiando volutamente i generi alla ricerca di uno stile personale, senza accettare etichette. E il risultato paga e appaga.
18 – Madcaps – Giorno di vento
Sulla scia della sperimentazione anche i Madcaps: la voce sussurrata di Maurizio Manzoni, gli arpeggi di chitarra onirici ed ossessivi, il vento che accompagna e trasporta l’ascoltatore, i suoni elettronici futuristici. Peccato che duri solo 3 minuti, l’orecchio mi chiedeva più tempo. Intendiamoci 3 minuti, 3 minuti e mezzo, per un brano pop o rock sono un tempo ottimale. Qui uno vorrebbe che la musica continuasse per avere altre sorprese, per sapere come va a finire o per sapere che non finisce il sogno.
19 – Es – Stelline … tres bien
Pop rock psichedelico da Treviso. Progetto molto personale che propone un susseguirsi di atmosfere, di riflessioni, di suoni, di suggestioni “stelline…, quando penso mi vien solo da pensare, se le guardo mi vien solo da guardare”. Una vena melanconica percorre le loro melodie, degna chiusura del nostro viaggio all’interno di una compilation che non lascia indifferenti: c’è tanta voglia di farsi ascoltare, di comunicare, di emozionarsi ed emozionare, di vivere.
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Ululati dell’Underground
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