Marco De Cave
Il suo metodo
Siamo qui oggi con Marco De Cave, per saperne di più sulla sua pubblicazione “Chitarra Quantica” , un metodo decisamente innovativo per l’apprendimento dello strumento in questione (e non solo!).
Marco De Cave
Il suo metodo
Siamo qui oggi con Marco De Cave, per saperne di più sulla sua pubblicazione “Chitarra Quantica” , un metodo decisamente innovativo per l’apprendimento dello strumento in questione (e non solo!) : – Allora Marco, qual’è stato il motivo che ti ha spinto a pubblicare questo libro e quanto hai impiegato per la sua realizzazione?
– Come ho già avuto modo di dire altre volte il motivo per cui ho scritto questo libro risiede nel fatto che ho sempre sospettato esistesse una meccanica intrinseca dello strumento e della teoria musicale dalle quali prende forma tutto il materiale che circola in ambito “didattico” (le virgolette non sono messe a caso…), e che risulta in ultima analisi un’interpretazione verosimile ma non necessariamente vera di questa “Legge Universale” alla base di esso che, in questo testo, spero di aver illustrato nel migliore dei modi…
E’ il libro che avrei sempre voluto leggere ma non ho mai trovato da nessuna parte… l’ho scritto praticamente per me… la solita “impellenza creativa”. Per realizzarlo ho impiegato più o meno 10 anni!
– Ho letto che il tuo metodo ha riscosso consensi molto positivi da parte di chitarristi molto noti del panorama italiano quali Umberto Fiorentino, Nico Stufano e Fabio Zeppetella. Una bella gratificazione dato che si tratta di grandi professionisti…
– Si. E li ringrazio anche perché sono stati dei punti di riferimento molto importanti per la mia formazione.
– Raccontaci in breve come si snoda la didattica da te proposta su questo volume, e quali sono gli obbiettivi che hai reputato giusto raggiungere attraverso di essa?
– Credo che il “chitarrista” debba sviluppare delle abilità che sono necessarie per potersi dire tale. Seppure il soggetto di quest’opera possa sembrare “la chitarra”, dopo aver letto le pagine contenute al suo interno, quest’ultima assumerà il ruolo per cui è nata, come d’altro canto ogni strumento musicale (anche se spesso questo viene dimenticato), cioè quello di “Medium” in quanto “Mezzo”, dunque strumento , e non “Fine” dell’esperienza musicale. Ciò presuppone una conoscenza “reale” dello strumento e delle sue possibilità, che in questo testo sono state sviscerate utilizzando semplici sistemi di calcolo combinatorio in associazione alle più moderne tecniche chitarristiche e non solo…citando il sottotitolo “…Tecnologia musicale…”. Con questo non intendo semplicemente “tecnica” ma “logica della tecnica”, cioè anche, e soprattutto direi, “tecnica mentale”, meccanismi logici che ci permettono di fare cose impossibili fino ad ora, come ad esempio poter usufruire di tutte, ma proprio tutte, le possibilità tecnico-armonico-melodiche di una scala senza essere dei computer. Con semplici meccanismi logici riuscire ad utilizzare in tempo reale tutto ciò fino ad interfacciarsi completamente con lo strumento e “cantare” veramente con la chitarra che a questo punto è diventata la tua voce.
– Un concetto “chiave” della musica (a prescindere dallo strumento che si suona) che senza dubbio viene spesso dimenticato, in favore magari di una tecnica estrema intesa più puramente nel senso del termine.
– La Musica è tante cose… qualcuno ha detto che la Musica è la più grande invenzione dell’uomo. La Musica è “Tutto”. Con il “Tutto” intendo la “Realtà”, se potete informatevi sulla Fisica Vibrazionale, Teoria delle Superstringhe, non parlo di Star Treck ma di Scienza. Pr noi musicisti (poveri mortali!) rappresenta un linguaggio e come tale ha una grammatica che va conosciuta…il linguaggio è la “portante” dell’”Informazione”. Se conosciamo questo linguaggio e lo utilizziamo bene riusciamo a comunicare la sua informazione e quindi a fare musica, solo allora possiamo dirci “musicisti”.
Ti è mai capitato che alla fine di un concerto non ricordi nulla o quasi di quello che hai ascoltato? Se la percentuale di quello che ricordi di un disco, di un concerto o rappresentazione musicale è troppo bassa hai ascoltato praticamente ” rumore”. Ci sono tanti “virtuosi” dello strumento che producono quest’effetto e non succede per le troppe note ma per la cattiva padronanza del linguaggio musicale. Che dire di Paganini, sicuramente un “Virtuoso”, brani con migliaia di note, eppure è possibile canticchiarle tutte dall’inizio alla fine. Ecco il “Grande Musicista”!
– Pensi che questo nuovo metodo possa essere recepito in modo immediato dagli allievi più giovani (soprattutto dai principianti), o credi che la diversa veduta di alcuni concetti chiave dello strumento sia indirizzata a un target più maturo?
– Ho avuto modo di testare questo sistema anche sugli allievi più giovani ed inesperti e mi posso dire soddisfatto. Anche quando mi sono trovato ad utilizzarlo con allievi provenienti da un sistema di studio “tradizionale” ha sortito effetti benefici. Penso che più si diventa abili nell’applicazione dei sistemi descritti in questo libro più si producono cose meravigliose. Lo ritengo fonte continua di crescita per chiunque si prenda la briga di leggerlo, un compagno di viaggio nella vita di un chitarrista. Potrò sembrare esagerato nel dire questo ma credo che sia l’unico metodo “didattico” che permette di discernere un prodotto “musicale” da ciò che non lo è. Considerando anche il fatto che pochi sanno cos’è una melodia, l’unico che ci permette di “improvvisare” veramente cioè di tradurre quello che abbiamo dentro attraverso lo strumento chitarra, a differenza del sistema a “ puzzle” che richiede l’apprendimento di migliaia di linee melodiche da combinare, il cui risultato, per quanto valido, non lo ritengo una vera improvvisazione e molto spesso non produce musica. Credo che usato nel giusto modo, come anche nel modo sbagliato, questo libro possa produrre “un’espansione di coscienza”.
– Bene Marco, grazie per essere stato con noi e per la tua cortesia.
In bocca al lupo per tutti i tuoi progetti!”
…Crepi!!!
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