Antonio Onorato
…a un soffio dalla chitarra
Antonio Onorato è certamente uno dei musicisti campani che più rappresentano il jazz in Italia e al di fuori della nostra nazione. Per la verità, l’artista, partenopeo di adozione, ma nativo di Aquilonia (Avellino), non avrebbe bisogno di grosse presentazioni per quella fetta di pubblico che ama ascoltare jazz.
Di Onorato si ricorda l’intensissima carriera, le grandi partecipazioni con nomi eccellenti del jazz mondiale ed i suoi…fino ad ora, 20 cd messi in carniere. Tutti di ottima fattura. C’è, poi, l’inesauribile marea di fans dell’“indio” napoletano che gira sulle pagine dei “fan club” del più grande Social Network: Facebook. Ne esistono a migliaia!
Antonio Onorato, oggi è l’unico musicista a suonare, a livello professionale, la “Breath Guitar” (la Yamaha G10) e da egli stesso ribattezzata “chitarra a fiato”. Si tratta di uno strumento rivoluzionario davvero. L’ha usata, di recente, nel tributo a Chet Baker in un Live al “Moro” di Cava dei Tirreni (Salerno) e poi in un cd “Breathing”, omaggio al grande Miles Davis! La Yamaha G10 è immediatamente diventata una tromba!
Antonio Onorato
…a un soffio dalla chitarra
Antonio Onorato è certamente uno dei musicisti campani che più rappresentano il jazz in Italia e al di fuori della nostra nazione. Per la verità, l’artista, partenopeo di adozione, ma nativo di Aquilonia (Avellino), non avrebbe bisogno di grosse presentazioni per quella fetta di pubblico che ama ascoltare jazz.
Di Onorato si ricorda l’intensissima carriera, le grandi partecipazioni con nomi eccellenti del jazz mondiale ed i suoi…fino ad ora, 20 cd messi in carniere. Tutti di ottima fattura. C’è, poi, l’inesauribile marea di fans dell’“indio” napoletano che gira sulle pagine dei “fan club” del più grande Social Network: Facebook. Ne esistono a migliaia!
Antonio Onorato, oggi è l’unico musicista a suonare, a livello professionale, la “Breath Guitar” (la Yamaha G10) e da egli stesso ribattezzata “chitarra a fiato”. Si tratta di uno strumento rivoluzionario davvero. L’ha usata, di recente, nel tributo a Chet Baker in un Live al “Moro” di Cava dei Tirreni (Salerno) e poi in un cd “Breathing”, omaggio al grande Miles Davis! La Yamaha G10 è immediatamente diventata una tromba!
Antonio, diciamo che la tua produzione discografica, con “Breathing” è a 20 cd… ma pare che tu stia per presentare due nuovi progetti discografici e quindi siamo a 22?
«Si, nel giro di un paio di mesi usciranno 2 cd. Uno è a mio nome e ha per titolo “Angelus”. L’altro è a nome mio e di Toninho Horta (il grande chitarrista e compositore brasiliano) e ha per titolo “ From Napoli to Belo Horizonte”.»
Come ti è venuta l’ispirazione del tuo 21esimo disco?
«Riflettendo sui tempi duri che stiamo vivendo, ho pensato agli Angeli… Speriamo che ci aiutino sempre di più a costruire un mondo migliore per tutti. L’ispirazione compositiva poi è tutt’altra cosa. Quella viene, nel mio caso, quando riesco a connettermi con il Tutto, con quella energia meravigliosa che ci circonda e che oggi purtroppo non riusciamo spesso a vedere e soprattutto a “sentire”. Immagina che una gran parte degli uomini, specialmente nelle nostre società occidentali “evolute” non sa neanche cosa sia…. ed è questo secondo me il problema principale del nostro mal di vivere.»
Molti dei tuoi fedeli ascoltatori si chiedono il perché vi sia stata una divisione con Joe Amoruso (sempre che risponda a verità)… di fatto avevate un ottimo feeling anche nelle composizioni.
«Non è vero… con Joe non c’è stata nessuna divisione. Joe è un grande musicista, oltre ad essere un mio caro amico e presto torneremo a suonare insieme di nuovo. C’è un grande feeling artistico ed umano tra noi… un’ alchimia che ha qualcosa di magico. Forse perchè siamo entrambi due musicisti “vesuviani”… In questo momento stiamo lavorando a progetti diversi. Solo questo.»
Una domanda che definirei tecnica… Quale chitarra, tra le tante che usi, ti offre effettivamente il tutto? Io punterei su quella Gibson azzurro mare.
«La mia Gibson azzurra che si chiama Caterina ed è effettivamente la chitarra con cui ho “vissuto” di più… La amo particolarmente. Però in realtà ogni chitarra ha la propria bellezza, la propria peculiarità e nessuna, per me, rappresenta il Tutto. Alla fine le chitarre sono solo un mezzo, come lo sono anch’io, un prolungamento del mio corpo, attraverso il quale fluisce la Musica, questa meravigliosa energia guaritrice dell’Universo, del Tutto.»
Cosa può mancare ad Antonio Onorato per entrare nel circuito dei grandi festival jazz italiani? Abbattere forse alcune lobby?
«Più che di lobby, secondo me dovremmo dire che qui da noi in Italia non c’è un vero e proprio scambio tra i musicisti…Ognuno è imprigionato nella propria nicchia e per paura di perdere la propria fetta di torta non apre la porta a nessuno se non per un “proprio” interesse. Negli Stati Uniti per esempio non funziona così. Loro sanno bene che per migliorare c’è bisogno di uno scambio d’informazioni continuo e di condivisioni. Poi ci sono gli organizzatori di grossi eventi che con la loro poca lungimiranza e il solito “clientelismo italiano” hanno creato e continuano a creare grossi danni… è un po’ quello che stiamo vedendo anche nella politica che ha messo in ginocchio la nostra economia e ha bloccato il nostro sviluppo economico, ma soprattutto il nostro sviluppo etico. Penso che sia arrivato il tempo di operare un grande rinnovamento se vogliamo tutti progredire.»
Antonino Ianniello