Dominique di Piazza
Live Clinic
Nato in Francia, e più precisamente a Lione, nel 1959, di origini siciliane, Dominique di Piazza inizia la sua carriera nel 1982 presso l’Hot Club della sua città natale. Conosciuto per la sua tecnica e per il suo profondo senso dell’armonia, non tarda a divenire uno dei nomi più richiesti nel panorama del jazz francese.
Dominique di Piazza
Live Clinic
Nato in Francia, e più precisamente a Lione, nel 1959, di origini siciliane, Dominique di Piazza inizia la sua carriera nel 1982 presso l’Hot Club della sua città natale. Conosciuto per la sua tecnica e per il suo profondo senso dell’armonia, non tarda a divenire uno dei nomi più richiesti nel panorama del jazz francese.
Tra gli artisti con i quali ha collaborato ricordiamo la partecipazione al John McLaughlin Trio, nel 1991-’92, e la collaborazione con il pianista Meddy Gerville, il chitarrista Jean-Marie Ecay e il batterista Horacio “El Negro” Hernandez tra il 2005 e il 2006.
Nel 1979 inizia lo studio del basso elettrico come autodidatta e sviluppa, negli anni un modo, di suonare diverso dalle consuete tecniche mutuando l’uso del pollice, dell’ indice e del medio della mano destra dalla tecnica chitarristica dando luogo, perciò, ad un movimento che somiglia ad un arpeggio. Tramite l’uso delle tre dita e pizzicando le corde Dominique riuscì, così, ad aumentare notevolmente la velocità di esecuzione.
I suoi ingegnosi accorgimenti tecnici saranno successivamente accolti da numerosi bassisti statunitensi ed europei come Matthew Garrison, Adam Nitti e Hadrien Feraud.
Il bassista francese, inoltre, è sempre stato interessato ad apportare modifiche e miglioramenti allo strumento: ricordiamo il suo contributo per la realizzazione di un ponte speciale in grado di emulare, con un normale basso con i tasti, il suono di un basso fretless e la sostituzione, nel suo basso a 5 corde, del suono B (grave) con una corda C (suono acuto), usando così questa particolare accordatura: E A D G C, dalla quinta alla prima corda.
Praticamente le note di un basso a sei corde ma con una corda in meno (quella del B).
Di seguito è riportata l’intervista a Dominique di Piazza svoltasi presso la scuola di musica L’Ottava di Roma prima della sua clinic. Durante l’intervista il bassista ha dato dimostrazioni di stile, di tecnica e dei generi musicali che hanno influenzato la sua formazione come la musica Africana, il Flamenco, Gipsy…
– Ciao Dominique, grazie per ave accettato l’intervista con www.guitar-nbass.com, questa nuova rivista on line dedicata al basso e alla chitarra.
Partiamo con una prima domanda dedicata ad un grande dello strumento: quanto ha influito Jaco Pastorius nella tua scelta musicale e sul tuo stile?
– Prima di tutto grazie a voi per l’ospitalità e in bocca al lupo per questo nuovo e interessantissimo progetto. All’età di 17 anni suonavo sia la chitarra che il basso in un gruppo di musica africana e ritenevo che il basso fosse solo uno strumento di accompagnamento. Dopo aver scoperto Jaco ho deciso di diventare un bassista: il suo modo di suonare, così unico, sia per la melodia che per l’armonia e la ritmica gli ha permesso di aprire una nuova strada, facendo del basso anche uno strumento solista.
Il suo modo di suonare non era mai banale, riusciva sempre a dire qualcosa, come se parlasse o raccontasse una storia. Il suo carisma e il suo stile mi hanno realmente aiutato a trovare la mia strada musicale.
– In base alla tua esperienza, quali consigli daresti per sviluppare una propria personalità musicale?
– E’ una domanda difficile… personalmente, ho cominciato ad imitare Jaco quasi pedissequamente, ricalcando fedelmente il suo modo di suonare. Molto presto, però, ho capito che se volevo riuscire nella musica dovevo trovare la mia strada: man mano che entravo nel mondo musicale e cominciavo a confrontarmi con il pubblico e con la critica, mi sono gradualmente reso conto del mio potenziale e del fatto che alla gente piaceva il mio suono e il mio approccio alla musica, nonostante inizialmente avessi riscontrato disapprovazione circa il mio modo di suonare che era visto come “impuro” per un bassista vero.
– Come hai cominciato a sviluppare la tua tecnica?
– Proprio perché volevo imitare fedelmente la musica e lo stile di Jaco ho cominciato a suonare arpeggiando con le tre dita perché in questo modo riuscivo ad arrivare alle sue velocità. Successivamente ho affinato queste modalità e ho cominciato ad applicarle al mio percorso fino a farle diventare la caratteristica principale della mia personalità musicale.
– Quando studi e su cosa ti eserciti?
– Ho il Real Book anche sull’Iphone! Mi piace molto, inoltre, cerco di trovare nuove frasi musicali basandomi sugli accordi: prendo un accordo che funziona da “base” e su quella posizione e da quelle note comincio a cercare il maggior numero di frasi possibili (suona alcuni esempi).
– Ci sono dei bassisti che preferisci?
– Tra i bassisti della nuova generazione mi piace molto Hadrien Feraud: è molto fortunato rispetto a noi che apparteniamo alla “vecchia guardia”.
– Quanto contano le nuove tecnologie nella formazione di un giovane musicista?
– C’è un mondo di differenza tra le nuove e la vecchie generazioni… Oggi chi intraprende un percorso musicale è molto facilitato perché ha a disposizione molteplici tecnologie, come Youtube e l’Iphone, che permettono di avere una pluralità di informazioni tutte insieme che noi non avevamo. Io, per esempio, ho visto il mio primo Real Book solo nel 1980… e grazie ad un pianista che suonava con me; era come avere la Bibbia!
– Perché hai sentito la necessità di inventare un ponte diverso per il tuo basso?
– Volevo un suono che somigliasse a quello di un basso fretless, pur mantenendo il manico con i tasti. Con questo piccolo accorgimento sono riuscito ad ottenere un tipo di suono che produce un ottimo vibrato.
– Ti ringrazio a nome di tutta la redazione e lo staff di Guitar-nbass.com.
– Grazie a voi e un saluto a tutti i lettori di Guitar-nbass.com.
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